Lavorare da casa, si guadagna di più di chi va in ufficio

Lavorare da casa è una pratica sempre più diffusa. Lo fanno i liberi professionisti, per la maggior parte. Ma ci sono anche dipendenti che uno, o due giorni a settimana lavorano da casa. In effetti, è dimostrato, si può lavorare anche senza stare inchiodati in ufficio, garantendo lo stesso (o un migliore) livello produttivo. I benefici del lavoro agile sono molti: si inquina di meno (per gli spostamenti casa lavoro) e i dipendenti hanno più tempo per se stessi.

Diversi studi hanno dimostrato i benefici dello smart working sulla qualità della vita dei lavoratori, e persino sulle performance: come quello dell’università di Stanford, che cita l’esperimento condotto tra i dipendenti del call center di Ctrip, agenzia viaggi cinese da 16 mila dipendenti quotata al Nasdaq, dove è emerso che con lo smart working la produzione avevano registrato un miglioramento del 13%. In Italia la Ferrero ha adottato il lavoro agile per 100 dipendenti e Microsoft Italia lo incentiva.

Lavorare da casa, le ragioni di un successo

A contribuire alla causa dello smart working arriva l’ultimo rapporto del Census Bureau USA, il nostro Censis, che incrociando dati statistici ha dimostrato che tra i molteplici benefici del lavoro da casa ci sarebbe anche una busta paga più pesante. Secondo l’ufficio statistico sono i lavoratori che hanno percepito la migliore retribuzione mediana negli ultimi 12 mesi, con un guadagno di circa 42.400 dollari. I loro maggiori guadagni derivano dal fatto che svolgono lavori molto ben pagati, con incarichi dirigenziali o legati alle tecnologie più avanzate. Negli USA lo smart working è una scelta, sempre più diffusa: il numero dei lavoratori da remoto è aumentato da 5,9 milioni a 8,3 milioni, per una percentuale pari al 5,3% della forza lavoro statunitense in particolare finanza, assicurazioni e real estate.

Lavorare da casa, come funziona in Europa

Nel vecchio continente la percentuale di lavoratori che lavorano da casa è differente da paese a paese. Tra le nazioni in cui lo smart working è più diffuso ci sono i Paesi Bassi (13,7%), seguiti da Lussemburgo (12,7%) e Finlandia (12,3). L’Italia si posiziona nella parte bassa della classifica con una percentuale di poco inferiore al 4%. Numeri in crescita, dato che la percentuale di chi lavora occasionalmente da casa è cresciuta sensibilmente nel corso del tempo, dal 7,7% del 2008 al 9,6% del 2017. In ogni caso, questa modalità riguarda soprattutto i liberi professionisti (la sceglie il 18,1% del totale), mentre per i dipendenti la quota è appena del 2,8%. Nel nostro paese i liberi professionisti che lavorano da casa sono per la maggior parte le partite iva, lavoratori che lavorano da casa per necessità.

Secondo gli esperti buone pratiche lavorative si alimentano anche con il dialogo e il confronto. Se siete smart worker, che siate soddisfatti o meno, una buona abitudine è quella di incontrare il più spesso possibile i vostri clienti. Insomma, bene lavorare da casa, che sia una necessità o una possibilità offerta dal datore di lavoro, ma importante è anche muoversi.